Di Christian DeLord
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.” — Albert Einstein
Il silenzio è rotto solo dal ronzio leggero del condizionatore. Le mie dita si fermano sui tasti del pianoforte. Respiro profondamente e osservo il foglio bianco davanti a me, quello che dovrebbe trasformarsi in una nuova melodia. Ma la mente è altrove.
Era il 2020, e il mondo si era fermato.
Non c’erano più concerti. Non c’erano più eventi. Non c’erano più persone da abbracciare. La musica, quella che per anni ha riempito teatri e cuori, rimbalzava tra le pareti di casa mia senza trovare un’uscita.
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La crisi come specchio
Ricordo quando, con le prime notizie del lockdown, mi sono ritrovato a fissare il calendario degli eventi per i mesi successivi. Uno dopo l’altro, gli appuntamenti venivano cancellati. Le email di annullamento si accumulavano nella mia casella di posta. E con esse, cresceva una sensazione di vuoto e di inutilità.
“E adesso, chi sono io senza un palcoscenico?”
La domanda risuonava nella mia testa mentre osservavo il mondo che lentamente si fermava ed entrava in uno stato di pausa mai vissuta fino ad ora. La crisi ha questo potere: ti spoglia di tutto ciò che credevi di essere e ti costringe a guardarti davvero.
In quel momento ho vissuto in uno stato di paralisi creativa. Mi ero incazzato perchè da lì a poco tempo avrei dovuto promuovere l’uscita del nuovo singolo “Anema e Core”. Mi stavo letteralmente “piangendo addosso”, affogando in un mare di autocommiserazione che, paradossalmente, sembrava quasi confortevole.
Ma il conforto dell’autocommiserazione è illusorio. È come rimanere in un letto troppo morbido: all’inizio sembra piacevole, ma se non ti alzi, i muscoli si atrofizzano.
Il momento della svolta
Ricordo esattamente il momento della svolta. Era una mattina di fine aprile, il sole entrava dalla finestra del mio studio. Stavo scorrendo pigramente i social, leggendo le solite lamentele e i soliti “andrà tutto bene”, quando ho incrociato un post che mi ha colpito come un pugno allo stomaco:
“Il problema non è mai la crisi. Il problema è come reagisci alla crisi.”
Quelle parole hanno risuonato in me con la forza di una verità troppo a lungo ignorata. Forse stavo semplicemente sbagliato il punto di vista, dove stavo guardando alla situazione e mi sono chiesto: “Se non posso portare le persone alla mia musica, come posso portare la mia musica alle persone?”
Era il momento di smettere di lamentarmi ed iniziare a cercare soluzioni.
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Reinventarsi non è facile, ma è necessario
La reinvenzione non è un processo lineare. Non è come seguire una ricetta. È più simile al jazz: c’è una struttura di base, ma poi devi improvvisare, seguire l’istinto, adattarti al momento.
Come disse Steve Jobs in uno dei suoi discorsi più ispiratori:
“Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.”
Queste parole sono state davvero potenti. Per me, reinventarsi significava esplorare territori sconosciuti, tecnologie con cui non avevo familiarità, modalità di espressione diverse da quelle a cui ero abituato. Avevo fatto alcune dirette negli anni passati, ma non avevo mai pensato di poter creare qualcosa che potesse diventare un appuntamento fisso settimanale per intrattenere le persone sul mio canale YouTube.
Ho iniziato a studiare come creare contenuti digitali. Ho imparato a registrare la mia musica in casa con attrezzature minime. Ho esplorato il mondo dello streaming, il montaggio video ed il social media marketing.
E, soprattutto, ho iniziato a sviluppare quello che poi sarebbe diventato HARMONIE®, un’esperienza immersiva che unisce musica, meditazione e benessere. Un progetto che non sarebbe mai nato senza la crisi che mi ha costretto a fermarmi e a ripensare tutto.
Voglio condividere con te le quattro fasi che ho identificato in quel periodo per poter tracciare una linea di confine che potesse poi portarmi ad avverare il progetto che sto portando avanti oggi. Le ho chiamate le quattro fasi dell’ingegnosità in tempi di crisi.
Attraverso il mio percorso, ho identificato quattro fasi che credo siano universali nel processo di reinvenzione durante una crisi:
1. Accettazione consapevole
La prima fase è quella dell’accettazione. Non parlo di rassegnazione, ma di una presa di coscienza lucida della situazione. È il momento in cui smetti di negare o di lottare contro la realtà e inizi a osservarla per quello che è.
Durante questo periodo, ho iniziato a praticare meditazione quotidiana. Quindici minuti al giorno in cui mi sedevo in silenzio, osservando i miei pensieri senza giudicarli. Questa pratica mi ha aiutato a separare i fatti dalle interpretazioni emotive che davo loro.
La realtà era che non potevo fare concerti fisici. L’interpretazione emotiva era che la mia carriera fosse finita. Una volta separati questi due aspetti, ho potuto vedere la situazione con maggiore chiarezza.
2. Inventario delle risorse
La seconda fase consiste nel fare un inventario onesto di ciò che hai a disposizione. Non solo risorse materiali, ma anche competenze, relazioni, tempo.
Ho preso un quaderno e ho fatto tre liste:
- Cosa so fare: suonare il pianoforte, comporre, comunicare, scrivere, semplificare…
- Cosa possiedo: un pianoforte, un computer, una connessione internet, tempo…
- Chi conosco: musicisti, terapeuti, appassionati del benessere…
Questo inventario mi ha fatto realizzare che, nonostante la crisi, potevo creare qualcosa per entrare in contatto con queste persone.
3. Sperimentazione mirata
La terza fase è quella della sperimentazione. Non si tratta di provare cose a caso, ma di testare ipotesi basate sull’intersezione tra le tue risorse e i bisogni del momento.
Ho iniziato a fare piccoli esperimenti: sessioni live su Instagram, mini-concerti per pochi amici su Zoom, collaborazioni con terapeuti per integrare la musica nelle loro sessioni online.
Alcuni esperimenti sono falliti miseramente. Altri hanno avuto un successo inaspettato. Ma ognuno di essi mi ha insegnato qualcosa di prezioso e ne ho raccolto le varie impressioni all’interno di un quaderno dove poter rileggere e ripercorrere i vari step per migliorare in modo continuo.
4. Iterazione e crescita
L’ultima fase è quella dell’iterazione. Prendi ciò che ha funzionato, miglioralo, adattalo, espandilo.
I mini-concerti su Zoom si sono evoluti in HARMONIE®, un format che ora porto in giro per l’Italia e che ha toccato la vita di centinaia di persone. Le collaborazioni con terapeuti mi hanno portato a esplorare il Theta Healing® e a diventare operatore certificato.
La crisi che sembrava la fine di tutto si è trasformata nell’inizio di qualcosa di nuovo e più profondo.
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Il silenzio che precede la melodia
Nella musica , ci sono momenti di silenzio che sono tanto importanti quanto le note. Il silenzio crea tensione, anticipa, prepara. Senza di esso, la musica sarebbe solo rumore.
Allo stesso modo, le crisi nella nostra vita sono come quei silenzi. Momenti di apparente vuoto che in realtà sono pregni di possibilità. Sta a noi decidere se vivere quel silenzio come una pausa angosciante o come l’attimo di sospensione prima di una nuova, inaspettata melodia.
Se stai attraversando un momento di crisi, ti invito a porti queste tre domande:
Cosa mi sta mostrando questa situazione su me stesso che prima non vedevo? La crisi è spesso una lente di ingrandimento sui nostri punti di forza e di debolezza. Nel mio caso, ho scoperto quanto fossi dipendente dal riconoscimento esterno e quanto poco avessi sviluppato la mia presenza digitale.
Quali sono i bisogni emergenti a cui posso rispondere con ciò che so fare? Ogni crisi crea nuovi bisogni. Durante la pandemia, le persone avevano bisogno di connessione, di bellezza, di momenti di pace in mezzo al caos. La mia musica poteva rispondere a questi bisogni in modi nuovi, anche a distanza.
Quale versione migliore di me stesso potrebbe emergere da questa situazione? Le crisi hanno il potenziale di raffinarci, come il fuoco con l’oro. Possono bruciare ciò che è superfluo e rivelare la nostra essenza più autentica. Nel mio caso, la pandemia mi ha aiutato a riscoprire il vero scopo della mia musica: non intrattenere, ma portare benessere e connettere.
L’arte di cadere in avanti
C’è una tecnica che i ballerini usano quando perdono l’equilibrio. Invece di resistere alla caduta, la trasformano in un movimento fluido, “cadendo in avanti”, incorporando quello che sembrava un errore nella loro danza.
Ingegnarsi in tempi di crisi significa esattamente questo: cadere in avanti. Trasformare ciò che sembra un fallimento in un passo verso qualcosa di nuovo.
Non è facile. Richiede coraggio, creatività, perseveranza. Ma quando guardo indietro ai miei momenti di crisi più profondi, mi rendo conto che sono stati anche i momenti di crescita più significativi.
La prossima volta che ti troverai in difficoltà, ricorda: smetti di piangerti addosso. Asciuga le lacrime, fai un respiro profondo e chiedi alla parte più creativa di te: “E adesso, come possiamo trasformare questo momento in qualcosa di significativo?”
La risposta potrebbe sorprenderti.
Il tempo di reinventarsi
Come disse Einstein:
“Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.”
Credo che le persone, in generale, dovrebbero iniziare a capire che questo è il momento di reinventarsi sia lavorativamente che emotivamente parlando. Credo (spero) che l’epoca del lavoro garantito a vita, la monotonia e la mediocrità stia per giungere al termine… solo chi sarà profondamente preparato capirà.
Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.
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Grazie!